Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 11 marzo 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Disturbi dello spettro dell’autismo (ASD): tossicità del VPA assunto dalla madre. L’esposizione nei modelli sperimentali all’acido valproico (VPA) prima della nascita causa comportamento simil-autistico nella prole, via ridotta espressione di TREM2, attivazione della microglia e alterazioni sinaptiche. La nostra società ha costantemente messo in guardia circa l’uso terapeutico del VPA a partire dagli studi sulla tossicità che ne revocarono la prescrizione nell’epilessia infantile, ma da allora c’è stato un boom di prescrizioni come “stabilizzante dell’umore” nei bipolari, anche nelle donne gravide. Esiste un criterio di giudizio basato unicamente sui numeri dei trials clinici e una prudenza fondata sulla competenza neurochimica dei neuroscienziati. [Luo L. et al., Environ Toxicol Pharmacol AOP – doi: 10.1016/j.etap.2023.104090, 2023].

 

Sclerosi Multipla (SM): la ricerca di lesioni del grigio corticale affina la diagnosi. La diagnosi di SM si basa sull’identificazione mediante la risonanza magnetica nucleare di due o più lesioni caratteristiche contemporanee della sostanza bianca. Ma la precisione diagnostica è spesso ridotta dall’assenza di una seconda lesione precocemente individuabile. L’identificazione di lesioni del grigio corticale basata sulla preferenza per le aree di stasi del fluido cerebrospinale, quali insula e giro del cingolo, grazie a immagini di alta risoluzione spaziale, è di grande aiuto diagnostico. [Cfr. S. Quigley et al., Mult Scler Relat Disord. – AOP doi: 10.1016/j.msard.2023.104555, 2023].

 

Disturbo bipolare: alterazioni del connettoma cerebrale rivelate da q-ball imaging. Una sostanziale integrità della sostanza bianca emisferica con alterazioni funzionali nelle connessioni di rete è stata rivelata da QBI (q-ball imaging) e GTA (graph theoretical analysis) in 62 pazienti affetti da disturbo bipolare (BD), confrontati con 62 controlli sani. [Cfr. Tseng H. H. et al., AOP doi: 10.1016/j.jad.2023.02.139, 2023].

 

L’1% delle persone non è in grado di formare immagini mentali, ossia è afantasico. L’uso delle immagini mentali, impiegato per studiare la rappresentazione cerebrale dello spazio, è parte importante della vita di molte persone, ma solo da poco si è accertato che circa l’1% della popolazione sembra essere congenitamente priva di questa abilità. Si conoscevano casi di persone che l’avevano persa a seguito di ictus, come un architetto che aveva riportato un’occlusione bilaterale delle arterie cerebrali posteriori, descritto due anni fa. Si ritiene che nella popolazione si possa riconoscere una gamma che va dalla totale assenza (aphantasia) alla formazione di immagini vivide, ricche e dettagliate. [Fonte: Sharon Geva, The Conversation; Brain Sciences, 2023].

 

Un pesce che si riconosce allo specchio è ritenuto consapevole di sé dal ricercatore. L’esperimento non è nuovo, ma è stato perfettamente realizzato con vari esemplari di un cleaner fish, 10 dei quali hanno dimostrato di riconoscersi allo specchio. Il ricercatore, Masanori Khoda della Osaka Metropolitan University, pensando al test del riconoscimento allo specchio ideato per le scimmie per verificare l’esistenza di una consapevolezza di identità simile a quella umana, suppone che questi pesci possano essere autoconsapevoli. L’errore logico consiste nel ritenere la prova dello specchio in sé e per sé una prova di autocoscienza per qualsiasi specie animale, invece si tratta di un escamotage nello studio della coscienza dei primati basato su questa ipotesi: visto che il cervello nostro e quello delle scimmie sono simili e che i caratteri generali della coscienza delle antropomorfe sembrano simili ai nostri, vediamo se hanno anche la capacità di riconoscersi come identità allo specchio, caratteristica connessa nella nostra specie all’autocoscienza. Il riconoscimento di identità in questo costrutto va a compiere una costruzione interpretativa coerente che collega la personalità all’identità.

Nei pesci non sono mai stati rilevati tutti gli altri caratteri della psiche delle scimmie antropomorfe, dunque il riconoscimento non può essere impiegato come test. Infine, in questo esperimento il riconoscersi da parte dei pesci è una interpretazione opinabile di un comportamento: si dice che il pesce si è riconosciuto perché non ha una reazione aggressiva come alla vista di membri di specie ittiche diverse; ma questo potrebbe essere solo il portato di memorie associative della specie per i caratteri morfologici del proprio fenotipo.

In ogni caso, anche se si proverà che avviene un reale riconoscimento, allo stato attuale delle conoscenze non possiamo ritenerlo altro che un automatismo: non c’è ragione per ritenere che la complessa organizzazione funzionale del cervello dei primati, responsabile delle astrazioni, sia del tutto superflua, e che bastino i pochi neuroni senso-motori dei pesci per avere qualcosa di simile all’autocoscienza. [Cfr. M. Kohda et al., PNAS – AOP doi: 10.1073/pnas.2208420120, 2023].

 

Perché i maschi delle giraffe sembrano “perfetti gentiluomini” con le femmine. Ha avuto una spiegazione neurobiologica l’osservazione degli etologi che i maschi delle giraffe non approcciano mai una femmina non recettiva: determinano prima la sua recettività facendo un test delle urine rilasciate per rilevare la presenza di ferormoni. L’organo vomeronasale, che elabora i ferormoni percepiti per via olfattivo-inalatoria, nella giraffa ha una connessione col gusto: se i maschi, leccando la terra o l’erba sporcate di urina delle femmine non sentono il sapore connesso alla recettività, non si avvicinano. [Fonte: Lynette & Benjamin Hart, Animals 19 J, 2023].

 

Elefanti: l’intelligenza genera curiosità, preoccupazione e interesse per gli altri. Un elefante appena condotto in un centro di riabilitazione esplora incessantemente con la proboscide ogni angolo e – spiegano gli addetti alle cure – non si calmerà finché non avrà compiuto una ricognizione completa. Lo stato affettivo sembra essere simile a quello della preoccupazione umana, mentre quando è nel suo ambiente ed esamina un nuovo oggetto, il pachiderma sembra solo curioso. Quando una madre elefante, per ottenere l’accettazione di un figlio indaga l’umore dei costituenti del gruppo degli adulti, offre un esempio di interesse per gli altri membri della specie. Tutti questi comportamenti sono ricondotti a un’unica abilità generale del cervello dei pachidermi. [Fonte: California Institute of Technology Division of Biology – BM&L International, March 2023].

 

I primi Italiani erano migranti in fuga dal freddo dell’Era Glaciale. Il cervello di Homo sapiens non è sostanzialmente cambiato negli ultimi 30.000 anni, per questo è particolarmente interessante lo studio del Max Planck Institute sui genomi di cacciatori-raccoglitori vissuti nel periodo più freddo (Last Glacial Maximum) dell’ultima Era Glaciale, intorno a 25.000 anni fa, e migrati dai Balcani all’Italia settentrionale, diffondendosi poi in tutta la penisola fino alla Sicilia. Una radice genetica ancestrale comune alle genti italiche così eterogenee per provenienza. [Fonte: Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, March 2023].

 

Il sovvertimento provocatorio e paradossale della ragione – eredità del Novecento – nasconde errori logici. L’uso di un paradigma di ragione comune nella lettura dei fatti che nel loro insieme costituiscono il mondo – secondo la definizione di Wittgenstein – è fra gli strumenti più elementari e utili che ciascuno di noi può adottare per un efficace adattamento psicologico alla realtà.

Da bambini ci insegnano che, per crescere, è necessario imparare ad affrontare i fatti nella loro realtà e non mistificarli e poi costruire ragioni ad hoc per giustificarci. Questa lezione non è solo utile per “diventare grandi”, ma anche per imparare le strategie salutari di adattamento psicologico alle difficoltà. Oggi viviamo in un’epoca di scarsa sensibilità per le tesi illogiche e la deformazione dei fatti, trasformati in opinioni nella certezza che saranno accettate per la tolleranza di moda. Può essere utile rilevare errori logici nelle tesi degli intellettuali da cui originano luoghi comuni mediatici e della cosiddetta “cultura popolare”, per attrarre l’attenzione di quanti hanno bisogno di recuperare l’abitudine al giudizio logico della marea di parole che ci investe ogni giorno.

Franco Rella scrive che Adorno riteneva che con Auschwitz la filosofia fosse entrata in una terra senza uomo e che il pensiero fosse giunto al suo naufragio[1]. Perché parlare di naufragio del pensiero filosofico in presenza della negazione dell’umanesimo necessario a fare filosofia?

Il massacro degli Ebrei è un crimine che ha dei precisi responsabili a capo dei quali vi era l’ideatore, Adolf Hitler. Si dice che l’umanità ha compiuto un passo in avanti nella civiltà quando, con i Codici Giustinianei, il pensiero cristiano ha introdotto nel Diritto Romano la responsabilità penale individuale.

La personificazione di un’idea astratta è un artificio retorico o letterario consentito per accrescere l’efficacia di ciò che si vuol rappresentare, ma se l’operazione consiste nel conferire un’identità unica all’insieme di tutto ciò che può essere pensato, mettendo insieme tutte le tesi filosofiche da Platone ad Hegel, e poi le idee di Hitler, Gandhi, Mussolini, Lenin, Churchill, Stalin, e così via, vuol dire compiere la massima mistificazione possibile, mescolando, fondendo, confondendo e così cancellando la cultura umana, la politica e le identità che, nel bene e nel male, l’hanno prodotta. Tutto questo per spostare la responsabilità del massacro degli Ebrei sul “pensiero”: l’errore logico è evidente. È come dire, dopo che una persona abbia ucciso un’altra con le proprie mani, che la colpa dell’omicidio è delle mani: tutti abbiamo le mani, così come tutti possiamo produrre pensiero. Le mani e i pensieri appartengono ai soggetti, e sono i soggetti responsabili del senso e del valore morale di ciò che si fa con le mani o con la mente.

Una logica paradossale non molto distante da quella espressa da un militante radicale un po’ di tempo fa: “Visto che nel mondo vi sono state e vi sono guerre di religione, per non avere più guerre si dovrebbero abolire le religioni”[2]. Cosa avrebbe proposto questo signore per prevenire i furti? Il taglio delle mani alla nascita o l’abolizione del reato di furto?

Ancora in Franco Rella, leggiamo questo brano riferito al massacro degli Ebrei: “Dio sarebbe uno spettatore neutrale e innocente mentre i suoi figli si fanno sgozzare? Chiede Berish. Da altri suoi figli, lo interrompe Sam. Questa è forse una ragione per non intervenire? Riprende Berish. A questo punto Sam sembra anticipare le argomentazioni di Jonas, in parte, di Simone Weil e certamente di Pareyson che ha parlato di un fallimento di Dio davanti alla sua creazione…”[3].

Il paradosso è evidente: dare la colpa a Dio che ha concesso all’uomo il libero arbitrio e la possibilità di compiere il male, scegliendo la morte eterna, o compiere il bene, scegliendo la beatifica unione eterna con Lui, vuol dire negare tutto ciò che appartiene alla natura e alla volontà divina, secondo la Torah e la Bibbia. Se, al contrario, non si è credenti, allora che senso ha accusare chi non esiste?

L’unico modo per cancellare questo errore logico è ritenere che i protagonisti di questa discussione abbiano sostituito Dio con un loro dio immaginario, più simile un uomo a capo di una nazione molto potente in grado di intervenire militarmente in difesa dei perseguitati; un uomo che abbia l’obiettivo politico del consenso, in base al quale giudica riuscita la sua azione creatrice se tutti gli uomini sono dalla sua parte e fallita se accadono queste cose. [BM&L-Italia, marzo 2023].

 

La mente medievale alle origini del mentale moderno e contemporaneo (VIII) è una tematica che stiamo sviluppando al Seminario sull’Arte del Vivere (v. Note e Notizie 21-01-23 Notule; Note e Notizie 28-01-23 Notule; Note e Notizie 04-02-23 Notule; Note e Notizie 11-02-23 Notule; Note e Notizie 18-02-23 Notule; Note e Notizie 25-02-23 Notule; Note e Notizie 04-03-23 Notule) per spunti settimanali di riflessione e discussione: qui di seguito si riportano quelli dell’ottavo incontro.

La donna nella società medievale ha un ruolo di straordinaria importanza, difficile da comprendere nella sua complessità e profondità se si adottano criteri del mondo moderno. Si sente a volte paragonare la subalternità femminile del mondo arabo contemporaneo alla concezione della donna nel Medioevo: nulla di più lontano dalla realtà provata dai documenti storici. Allo stesso modo, è fuorviante adoperare alcune figure di demonizzazione nate in seno al monachesimo come emblematiche di una concezione misogina: non sono demonizzate e pericolose tutte le appartenenti al sesso di Eva, mediatrice della tentazione satanica nel peccato originale, ma solo quelle che seguono i propri desideri contro la volontà divina.

La donna ideale, celebrata già nel Vecchio Testamento, è la custode dei principali valori della società medievale: la maternità, l’amore oblativo incondizionato, la cura dei figli, la loro educazione, formazione e istruzione, la cura del marito e il governo della casa, incarnando la virtù, l’equilibrio, la costruttività, la perseveranza, la saggezza, l’empatia, la misericordia e la pietà. La donna che non si ribella alla volontà divina ripudiando la famiglia per soddisfare la lussuria, la brama di potere e la vanità, si identifica con Maria, la Madre del Signore, e la “formidabile promozione del culto mariano a partire perlomeno dal XII secolo”[4], di cui parla Jacques Le Goff, sancisce il valore prioritario e trascendente del ruolo di mediatrice per la salvezza dell’anima.

Il culto mariano ha per corollario una cultura di profondo rispetto per la donna, che in Firenze ha diritto di essere appellata “mia padrona” o “madonna”, come la venerata Madre del Verbo. Anche se nella società Medievale, fortemente militarizzata, la figura maschile sembra prevalere nella vita pubblica, la donna – osserva Le Goff – “vi esercita tuttavia un potere non soltanto nella famiglia e nella casa, ma anche nel governo della società e nella vita affettiva”[5]. Anche se i ruoli sono fortemente distinti e caratterizzati, la società non è divisa in uomini e donne.

Un aspetto scarsamente indagato dagli storici è costituito dalle differenze fra classi sociali e fra appartenenti a tradizioni etnico-culturali differenti quali, ad esempio, le differenze fra popoli con sostrato barbaro e popoli di tradizione latina[6].

La donna, soprattutto in quanto madre, ha un ruolo fondamentale nella formazione della mente medievale, perché trasmette valori ideali con l’esempio: la bellezza, come ricerca del divino nell’umano e nel creato, l’onore, quale cura della dignità che rafforza il carattere, la lealtà, quale onestà agita ed esempio della più profonda virtù della fedeltà, che è perseveranza nell’amare Dio nella prova della sofferenza e, conseguentemente, è coerenza nei sentimenti d’amore ispirati al volere divino, ancor di più se suggellati dal vincolo sacramentale. La madre insegna al figlio a rispettare ogni donna e onorare la donna amata, allontanandosi dalla donna che, per il suo agire, non merita più rispetto. Almeno una parte dell’etica cavalleresca è presente in ogni famiglia e custodita dalle donne.

L’infanzia è riconosciuta come un periodo di vulnerabilità, dipendenza e debolezza che richiede la massima attenzione; in quasi tutte le classi sociali i genitori accudiscono premurosamente i bambini ma “l’infanzia non è un valore, sibbene soltanto una fase della vita instabile e pericolosa, da attraversare il più rapidamente possibile”[7]. [BM&L-Italia, marzo 2023].

 

Notule

BM&L-11 marzo 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Cfr. Franco Rella, Figure del male, p. 73, Feltrinelli, Milano 2002.

[2] La prima banale obiezione posta a questo militante è stata la costante presenza nella storia della guerra tra paesi atei o laici per motivi politici ed economici vecchi come il mondo. Ma la questione che ci interessa è la logica adottata e non l’efficacia di una pragmatica politica

[3] Franco Rella, op. cit., p. 66.

[4] Jacques Le Goff, Il Medioevo – Alle origini dell’identità europea, p. 105, GLF Editori Laterza, Roma-Bari 2002.

[5] Jacques Le Goff, op. cit., idem.

[6] È noto che, nel mondo latino, il prototipo della matrona romana aveva influenzato tutte le classi sociali, favorendo la presenza di figure preminenti di donne anche nei contesti più popolari.

[7] Jacques Le Goff, op. cit., pp. 105-106.